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Discarica della Falcognana

Un esempio concreto della gestione del problema rifiuti
nell’area romana e più in generale nel Lazio

La borgata della Falcognana è situata al km 15 della via Ardeatina, a poche centinaia di metri dal Santuario del Divino Amore e vicinissima ai confini del Parco Regionale dell’Appia Antica e del Parco dei Castelli. Una proposta di ampliamento del Parco dell’Appia prevede una estensione dell’area protetta anche nelle aree agricole a ridosso del Divino Amore e della Falcognana.

Tuttavia, nell'area è in costruzione da tempo e contro il parere dei cittadini, una discarica per rifiuti provenienti dalle attività di autodemolizione (vedi foto) estesa su un'area agricola di 16 ettari (clicca per approfondimenti sulla storia della vicenda).

I rifiuti provenienti dalla attività di rottamazione di automobili sono rifiuti industriali costituiti dalla “frazione leggera e polveri” (1) di scarto non metallico derivante dalla frantumazione delle carcasse di vetture (plastiche, guarnizioni, stoffe, tessuti, vernici, materiale da coibentazione, lana di vetro, materiali vari…).

Essi contengono quantità significative di sostanze tossiche quali metalli pesanti, policlorobifenili (PCB), clorofluorocarburi (CFC), sostanze organiche, etc. Questo tipo di rifiuti hanno sempre sollevato problematiche ambientali, anche per la semplice collocazione in discarica per rifiuti speciali (categoria 2B).

I residui di rottamazione delle auto, denominati FLUFF, sono da considerarsi quindi particolarmente pericolosi.

Finora nessuno in Italia si è mai sognato di bruciare questo rifiuto per le intrinseche caratteristiche inquinanti, per l’alta concentrazione di PCB, per la forte componente di plastiche ed il tenore di cloro superiore al 3%, caratteristiche che comportano emissioni consistenti di PCB, diossine e metalli pesanti difficilmente controllabili. Al momento nessuno in Occidente (Europa e USA) incenerisce questi rifiuti, finora destinati prevalentemente alla discarica.

Oggi mediamente il 25% in peso dei veicoli a fine vita (cioè il fluff) è avviato a discarica con problemi di contaminazione di suolo ed acque, data la presenza delle sostanze tossiche in precedenza evidenziate. Il problema però è complesso in quanto l’art. 6 del D.Lgs. n. 36/2003 (sulle discariche) prevede che i rifiuti che contengono o sono contaminati da PCB (come definiti dal decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 209) in quantità superiore a 50 ppm non possano essere conferiti in discarica.

Il recente convegno scientifico “Dall’auto all’energia. Il caso car FLUFF tra rifiuto e risorsa”, ha iniziato a studiare la questione e “Ansaldo ricerche” ha presentato diverse ipotesi, tra le quali una tipologia di impianti dedicati, come la pirolisi, ovvero una gassificazione con combustione dei gas a 1.400 °C per ridurre diossine e PCB. Sarà una coincidenza che a Malagrotta la Giunta regionale sta avallando la costruzione del Gassificatore della ditta privata Co.La.Ri.? Si tratta infatti di una tecnologia caratterizzata da temperature di combustione molto elevate.

Ci si potrebbe dunque chiedere, ma allora come devono essere gestiti i residui della rottamazione delle automobili? La Comunità Europea ha cercato di affrontare il problema della gestione dei veicoli fuori uso emanando la Direttiva 2000/59/CE (recepita in Italia da D. Lgs. n. 209 del 2003) che stabilisce, tra l'altro, le percentuali di reimpiego e riciclaggio dei materiali che costituiscono l'automobile e quelle di utilizzo di materiali riciclati nella costruzione stessa di auto.

Al di là delle contraddittorie decisioni dovute alla mancanza di una politica trasparente e partecipata sulla gestione dei rifiuti, e al di là del fatto che il Commissariamento si protrae ormai dal 2000, la vicenda Falcognana presenta non pochi lati oscuri, innanzi tutto sull’utilizzo della discarica e sul suo dimensionamento.

Inoltre appare infelicissima la localizzazione, a due passi dall’edificato della Falcognana e dell’area del Santuario del Divino Amore, zone abitate e frequentate da migliaia di persone e per di più nelle vicinanza di aree regionali protette per la loro valenza ambientale e storica.

Pertanto, viene spontaneo concludere che la realizzazione di questa discarica non si inserisca nell’ambito di un disegno di pianificazione regionale della gestione del ciclo dei rifiuti ma sia solo una iniziativa imprenditoriale ad alto rischio per la salute dei cittadini e per questo da bloccare, prima che sia troppo tardi.


(ottobre 2006)

Per approfondimenti sulla politica dei rifiuti nella nostra Regione visita il sito del WWF Lazio.
Per un caso simile a quello della Falcognana, visita il sito del WWF Piemonte.

Per la foto in alto si ringrazia www.romalocale.it

La foto del cartello lavori nell'area in cui la società Ecofer Ambiente SRL sta realizzando la discarica per rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi.







(1) Codice CER19 10 04 “frazione leggera e polveri” Allegato A Direttiva 09/04/2002 Indicazioni per la piena e corretta applicazione del regolamento comunitario n.2557/2001, sulla spedizione dei rifiuti ed in relazione del nuovo elenco dei rifiuti”, supplemento alla “Gazzetta Ufficiale n.108 del 10/05/2002, p.31.


Cronologia della vicenda - Nel 2003 l’Assessore all’Ambiente della Regione Verzaschi (a quel tempo esponente di Forza Italia, poi passato tra le fila del centro-sinistra) autorizza la società Ecofer Ambiente SRL (Gruppo Fiori) a realizzare e mettere in esercizio una discarica per rifiuti provenienti dalle attività di autodemolizione presso questa località (Decreto 2 aprile 2003 n. 28)

Dopo alcuni mesi i cittadini, organizzatisi nel Comitato Difesa Territorio Divino Amore, chiedono ed ottengono una serie di pronunciamenti da parte del Municipio RM XII, Comune Provincia e persino Regione (Consiglio), che ipotizzano la illegittimità della autorizzazione.

L’Assessore Verzaschi è costretto a negare se stesso, revocando, attraverso il Decreto 25 marzo 2004 n. 36, l’autorizzazione precedentemente concessa.

La soc. Ecofer Ambiente SRL ricorre al TAR che gli dà ragione sospendendo la revoca dell’autorizzazione (Sentenza 01/07/2004), sostenendo la mancanza di specifici motivi di illegittimità. In effetti il provvedimento di revoca del Decreto 25 marzo 2004 n. 36 emanato dal commissario straordinario che aveva autorizzato la costruzione di questa discarica non riportava, nel provvedimento di sospensione, i motivi puntuali a sostegno di questo provvedimento, quindi i Giudici non hanno potuto valutare tali motivi (che potevano essere anche legittimi) e, conseguentemente, hanno dovuto dare ragione alla ditta costruttrice.

I lavori sono ripresi immediatamente e sono ad oggi ancora in corso. Ai primi di ottobre 2006 il Municipio RM XII, sull’onda della protesta dei cittadini, chiede a Marrazzo, Presidente della Regione Lazio, nonché Commissario straordinario per i rifiuti, di bloccare i lavori.


Pericolosità del FLUFF - Nel libro “L’Italia sotto i rifiuti” (Jaca Book,2004) l’autore, Marino Ruzzenenti, ricorda che da alcune analisi effettuate su questo tipo di rifiuto sono emerse preoccupanti concentrazioni di metalli pesanti e di diossine, per cui è sempre stata controversa l’esatta caratterizzazione riguardo alla pericolosità: in quattro campioni di FLUFF destinato a discarica sono state trovate concentrazioni molto elevate di

- PCB da 35 a 50 mg/Kg (ove il limite per la classificazione di rifiuto pericoloso è 25mg/Kg)
- piombo da 2.600,5 a 43.255,5 mg/Kg
(Relazione su prelievi effettuati il 23/04/1999 del dott. G.P. Sommaruga, CTU Provincia di Monza, su FLUFF della discarica Ca’ di Capri ditta Rotamfer, in Sona (VR)).

Anche in un campione di FLUFF proveniente dalla discarica di Faeco di Bedizzole (BS) è stata trovata una concentrazione di PCB di 41 mg/Kg (Arpa Brescia, Rapporto di prova n.624 del 27/05/2002).

La particolare criticità del FLUFF è confermata dalla UE che nell’elenco lo classifica come rifiuto pericoloso, codice CER 19 10 03* e, solo a seguito di verifica delle concentrazioni di sostanze pericolose al di sotto dei limiti, classificabile come non pericoloso (CER19 10 04), il cosiddetto “codice a specchio”.


La Direttiva Europea - La Comunità Europea ha cercato di affrontare il problema della gestione dei veicoli fuori uso emanando la Direttiva 2000/59/CE (recepita in Italia da D. Lgs. n. 209 del 2003) che stabilisce i seguenti obiettivi da raggiungere, per tutti i veicoli a fine vita:

- entro il 1 gennaio 2006, per tutti i veicoli fuori uso, la percentuale di re-impiego e recupero deve essere almeno dell’85% del peso medio del veicolo e la percentuale di re-impiego e riciclaggio almeno dell’80% del peso medio per veicolo e anno;
per i veicoli prodotti anteriormente al 1980, gli Stati membri possono stabilire obiettivi inferiori, ma non al disotto del 75% per il re-impiego ed il recupero e non al di sotto del 70% per il re-impiego e il riciclaggio;
- entro il 1 gennaio 2015, per tutti i veicoli fuori uso la percentuale di re-impiego e recupero deve essere almeno del 95% del peso medio del veicolo e la percentuale di re-impiego e riciclaggio almeno dell’85% del peso medio per veicolo e anno.

Per quanto riguarda la “prevenzione” i principali obiettivi da perseguire sono i seguenti:
- i costruttori dei veicoli in accordo con i produttori di materiali e di componenti, devono controllare l’impiego di sostanze pericolose nei veicoli al fine di rendere più agevole il recupero degli stessi, evitare il rilascio di tali sostanze nell’ambiente e diminuire il quantitativo di rifiuti pericolosi da smaltire;
- la progettazione e la produzione di nuovi veicoli deve garantire che i veicoli siano facilmente smontabili, riutilizzabili e/o recuperabili;
- i costruttori dei veicoli in accordo con i produttori di materiali e componenti, devono integrare una quantità sempre crescente di materiali riciclati nei veicoli in modo da sviluppare il mercato di materiali riciclati.


Dimensionamento della discarica - La capienza progettata sarebbe di 2,2 milioni di m3, mentre una automobile rottamata, in media, produce 35 kg di FLUFF.

Un m3 di FLUFF è poco più di una tonnellata. Pertanto, se la discarica fosse utilizzata esclusivamente per lo smaltimento di questo tipo di rifiuti, sarebbe destinata ad “accogliere” rottami provenienti da qualcosa come 66 milioni circa di automobili.

Infatti dato che: 1 m3 equivale a circa 30 auto, moltiplicandolo per 2,2 mil di m3 si ottengono 66 milioni di autovetture, ovvero quasi il doppio dell’attuale parco veicoli italiano, stimato in circa 33 milioni di veicoli circolanti nel 2004 (Fonte: elaborazione ENEA su dati ACI).

 

 

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1999 WWF Gruppo Attivo Roma XI